A braccetto, se solo potessimo

In una di quelle tante ore in cui le nostre ombre sono più corte di noi, siamo vicine sul muretto di una qualche campagna del nostro entroterra. Di speciale c'è il giorno: un compleanno, un raduno di amici sparpagliati. È la prima volta che c'incontriamo. Io invitata, tu infiltrata oppure il contrario, dato che è chiaro che tu lì sei di casa. Ti guardo e capisco che è un momento raro, la tua vita effimera, fragile e il mio continuo viaggiare mi fanno sospettare che non avremo altre occasioni d'incontro e osservando i tuoi occhioni oblunghi mi accorgo che anche tu lo sai e hai fretta di dichiararmi simpatia incondizionata seduta stante; per questo lasci quello che stavi facendo e aspetti un cenno d'amicizia. Mi sento enorme e mi chiedo se non ti sembro un mostro, invece è chiaro che sei a tuo agio, con una delle tue sei verdi zampette, sollevata a mezz'aria, tra il pensieroso e l'invito a stare a braccetto. Se solo potessimo, se tra noi non ci fosse questa imbarazzante incompatibilità fisica.

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