Sette aprile

ricomincia
Era il sette aprile duemilaundici ed era quasi sera quando suonò il campanello della porta, aprii: era un nano o forse un anno, non era chiarissimo, forse intrinsecamente era un refuso fortunato quanto fortuito, ma ditemi voi quando un refuso è calcolato. Comunque erano tre lettere: a, n e o, tre senza e, ché la e fa da congiunzione, poi di n ce n’erano due che fa quattro, ma non so bene se stavano ai fianchi della a oppure in coda… a tutti i modi comunque capii che era un evento straordinario e lo feci entrare, non l’evento, l’altro: anno o nano che fosse. Chiusi subito la porta, caso mai la e dell’evento si fosse fatta empaticamente congiunzione e il vento libero avesse fatto il furbo: era ancora troppo fresco d’inverno per entrare.

Vuoto a perdere


Di tutto il tuo discorso le era rimasta l’ultima parola "Rimasta… -farfugliò rovistando nella borsa- il problema è che mi è rimasto il suo vuoto... si, perché non l’avevo capita. E quando dico capita -pensò- non intendo intesa, compresa, no, non l’ho proprio sentita! -sospirò- ma tu eri così assorbita dal parlare che non me la son sentita di chiederti di ripeterla e così, come per magia quella che sembrava essere la parola chiave del discorso si è portata via tutte le altre iniziando dalle più… come chiamarle? Specifiche? Poi per un attimo qualcosa è riaffiorato ma erano semplici congiunzioni articoli al massimo avverbi o piccoli stralci di frasi del tipo: <<… ma poi…>>, <<… e così...>> e ancora: <<… e tu capisci che…>>". Il discorso come un punto imbastito usciva e rientrava nella sua testa, ritmicamente. Ogni volta che parlava, il volume della voce si alzava un po'. Ormai era udibile ai passanti "<<hanno un bel dire quelli che…>>: espressioni che vengono messe a manciate nei discorsi qualunque di ogni giorno. Ma tu dovevi parlare di qualcosa d’importante, di particolare che ha vibrato nell’aria e per un solo istante." Ragionava così, camminando, e sentiva in maniera netta e chiara tutto il peso di quel "..." lo battezzò "vuoto a perdere", trovò le chiavi di casa, le inserì nella toppa e vi dette un giro. La porta si aprì e il filo dei pensieri svanì in quello stesso istante.

Ospite indesiderato

murder 
"Proprio non ti capisco è un’ora che mi giri attorno. La casa è grande e non c’è nessuno, ma tu niente: mi stai sempre addosso! Mi hai stufato! Dimmi perchè mi ronzi intorno!? Non è per fame o per sete, se no andresti in cucina ché con il disordine che ho lasciato rimedieresti senza troppo cercare un ottimo spuntino e dell’acqua. Se poi mi guardi con quegli occhi tutti neri come il carbone non riesco neanche a capire dove guardi, cosa pensi… o la finisci o t’ammazzo; vabbe’ ora apro la finestra e ti faccio volare fuori." detto fatto e la calma tornò nella stanza.

Un pensiero al mare

come se fosse una persona
"Ogni mattina passo con il treno davanti alla distesa di mare. Mi piace osservarlo e non solo per scoprirne il colore di oggi, piuttosto come si guardano gli occhi di una persona per capirne l’umore, come prendere il sole. Io ogni mattina sto lì davanti, a prendere il mare." la fortunata pendolare costiera credette di scorgere per un attimo negli occhi del suo opaco interlocutore di terra i riflessi delle onde e pensò che due flutti fossero un argomento migliore di un banco di nebbia.

Dubbio certo

"Ho trovato un momento, era seduto sul muretto della stazione ed era matematicamente certo. Certo di cosa? Uh, di qualunque cosa gli si chiedesse: dov’è il nord, quante sono le stagioni, il tempo è bello o brutto? Se non fosse stato che ero già annoiata a morte mi sarei stufata ad ascoltarlo. Invece il suo parlare mi ha catturato. Non passa il tempo a fare niente! Ora che è certo di tutto quello che è, sta studiando il resto, quello che non è; e non quello che non è una cosa perché è già un’altra, ma proprio quello-che-non-è-e-basta. E questo, mi ha spiegato, gli prende molto, molto tempo e con... una specie di pudore mi ha sussurrato che non sa se riuscirà a venirne a capo. Pensandoci bene, neanch'io"... "Ah, mi presento, sono Flora, nel disegno sono quella a sinistra, sono venuta tagliata, ma fa lo stesso"

Impressioni di una nonna



Sorridendo quieta lasci il passo alla vita, ti stringi nelle ossa e sospiri lieve. Passerà l’inverno, passerà il freddo, passerà, ti dici… e aspetti, perché “vivere” è un verbo un po’ forte e forse, pensi, sono troppo vecchia per ricominciare a coniugarlo.

Segretaria automatica


"La signorina elettronica mi disse -Attenda in linea!- , così aspettai. E aspettai ancora. Ferma e muta. E così ferma e così muta che perfino il tempo si fermò per non disturbare la bolla di silenzio che si era venuta a creare. E anche il silenzio si trovò in imbarazzo perché si riconobbe assordante e sguaiato. Aspettai ancora così bene che diventai attendente.

Incontro in chiaro


"Ancora si ripete il piccolo miracolo. Con titubanza inizio a parlarti di questioni impolverate, esistenti solo nella mia e, forse un po’ diverse, nella tua memoria e in quella di pochi altri amici. Tra noi non ci sono solo un bicchiere e una tazza mezzi vuoti, gli avanzi di noccioline e torta salata, ma anche, sospeso a mezz’aria e un po’ appesantito dal silenzio improvviso, tutto quello che dovremmo dirci. E per la prima volta nella vita funziona la domanda “Cosa pensi?” sblocca tutto e ti parlo, con frasi che più che dichiarare suggeriscono. Ma ti basta – e sorridi? -, e forse sorridi, e quella che credevo sarebbe stata una tragedia, si chiude attorno a noi come un’onda del mare, semplicemente un’altra onda. Dopo, mentre ci alziamo e ci avviamo per la strada, mi sembra che tu stia sorridendo ancora, dentro." Tratto dal libro mai scritto "Repertorio delle cose non dette".

CV




"Vivo nell’aria, in una parte infinitesima del tempo pensabile. Mi danno del fenomeno -naturale!- ma in fondo sono molto prevedibile: cado, cado vertiginosamente. Vorrei cogliere l’occasione per sottolineare che, comunque, chiamarmi goccia è oltremodo limitativo." disse tutto d'un fiato Wanda G.

Tempi da bici

Ripidamente svolti strada, una gamba esposta al vento l’altra a fenderlo, inclinata sull’asfalto gli occhi a fessura, lampi di luce abbagliano le immagini confondendole. Viaggio, anche solo di pochi minuti, il tuo è un viaggio fuori da. Il bello è che non ti puoi fermare né puoi afferrare niente: scorri nel tempo e nello spazio e tutto l’intorno ti sfiora la mente, poi freni e precisa ti fermi vicino al palo, leghi la bici e ti riallacci al ritmo lento della vita.