Vuoto a perdere


Di tutto il tuo discorso le era rimasta l’ultima parola "Rimasta… -farfugliò rovistando nella borsa- il problema è che mi è rimasto il suo vuoto... si, perché non l’avevo capita. E quando dico capita -pensò- non intendo intesa, compresa, no, non l’ho proprio sentita! -sospirò- ma tu eri così assorbita dal parlare che non me la son sentita di chiederti di ripeterla e così, come per magia quella che sembrava essere la parola chiave del discorso si è portata via tutte le altre iniziando dalle più… come chiamarle? Specifiche? Poi per un attimo qualcosa è riaffiorato ma erano semplici congiunzioni articoli al massimo avverbi o piccoli stralci di frasi del tipo: <<… ma poi…>>, <<… e così...>> e ancora: <<… e tu capisci che…>>". Il discorso come un punto imbastito usciva e rientrava nella sua testa, ritmicamente. Ogni volta che parlava, il volume della voce si alzava un po'. Ormai era udibile ai passanti "<<hanno un bel dire quelli che…>>: espressioni che vengono messe a manciate nei discorsi qualunque di ogni giorno. Ma tu dovevi parlare di qualcosa d’importante, di particolare che ha vibrato nell’aria e per un solo istante." Ragionava così, camminando, e sentiva in maniera netta e chiara tutto il peso di quel "..." lo battezzò "vuoto a perdere", trovò le chiavi di casa, le inserì nella toppa e vi dette un giro. La porta si aprì e il filo dei pensieri svanì in quello stesso istante.

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