Sarà piacere?

gente
"Piacere" dice tendendomi la mano, un sorriso smagliante a n. denti (io non scommetto mai sulle dentature altrui); potrebbe essere l'inizio di un bellissimo e costruttivo rapporto. Invece quella parola m'innervosisce: piacere... eh, è da vedere! Fulmineo il pensiero mi attraversa la mente. La gente che sorride troppo, nella mia città, è sospetta. Chi non è di qui si stupirà, è sicuro, e si chiederà perché. Perché? Facile: è la prova infallibile che si è davanti a un foresto. E con questo termine s'intende anche chi cerca di mimetizzarsi tra i purosangue ma gratta gratta ha la mamma,  il nonno o
il trisavolo di fuori. E diciamolo: essere di qua significa essere di qua, aver assorbito il modo, non vivere qui e basta nascondendo sotto alla camicia tutto un bagaglio di tradizioni di luoghi ameni con il rischio (se non addirittura il gusto) di riversarne il contenuto su interlocutori incauti, nei momenti più impensati -per non dire inopportuni-, contaminandoli.
Piacere, eh vediamo se sarà un piacere!
Lo guardo sospetta, la testa inclinata da un lato, la mano sospesa in un gesto interrotto,  non va nè verso la sua nè si decide a rientrare in tasca. Mi esce un mezzo grugnito, gli occhi fissi nei suoi a scovare tracce di quei loschi intenti. Tra l'intimidito e lo stupito quello ritira cautamente la mano e abbozza un sorriso posticcio, di circostanza, tanto per.

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